Lorenzo Barbirolli: un musicista tra due patrie a cura di Nicola Badolato, Corinna Mezzetti e Antonietta Molinari


Un viaggio archivistico – progettato e condotto da Badolato, Mezzetti e Molinari – si tinge dei colori della Musica, con una storia inedita, certamente meritevole dell’indagine, della scrittura, della conoscenza.

È l’incontro con un personaggio, Lorenzo Barbirolli (1798-1867), nativo del vicino Polesine, attivo artisticamente a Ferrara per 25 anni, del quale era svanito ormai il ricordo. I documenti – quelli dell’Archivio Storico Comunale e dell’Archivio del Capitolo di Ferrara - hanno consentito di recuperare la memoria di una vicenda umana e familiare, restituendo un profilo artistico, un corpus di opere di un musicista che ebbe un ruolo certamente di rilievo nella Ferrara della metà dell’Ottocento, dal 1840 al 1865, essendo impegnato ora come Maestro comunale di musica nonché Concer-tatore del Teatro cittadino, ora come Direttore della Cappella del Duomo. Barbirolli, un artista serio e stimato, attivo tra Rovigo e Ferrara, nei confini delle quali segnò sostanzialmente il suo percorso professionale, dividendosi in un ideale contrappunto tra profano e sacro, ora dedicandosi al Teatro ora al Duomo, da un lato impe-gnandosi nel repertorio operistico alla moda in quel tempo e, dall’altro,  componendo severa musica sacra. Al servizio prima di un datore di lavoro e poi di un altro: qui il Pubblico (cioè il Comune di Ferrara) e lì la Chiesa, in una divaricazione istituzionale che – con le vicende del Risorgimento, dell’Unità nazionale e con i delicatissimi rapporti tra Stato e Chiesa - dovette pure creare al bifronte Maestro qualche problema d’orientamento politico, a volte un’incertezza, qualche dubbio. Insomma, Barbirolli fece evidentemente una scelta di conciliazione: in Teatro guardava a Verdi e ai grandi operisti dell’epoca, per la Cappella musicava sonetti celebrativi per Pio IX. Dissonanze?

Vita difficile quella del musicista che, avendo il carico della fami-glia, non trascurò di percorrere tutte le strade che gli consentissero di vivere onestamente, con borghese decoro, onorando Trono e Altare, praticando in equilibrio due repertori e generi tra loro diversi; la bacchetta si alzava a concertare cori verdiani, mentre poi la penna componeva inni sacri, come il Tu es Petrus, graduale a tre voci per l’onomastico dell’Apostolo: immaginabili tensioni ideali dovettero essere risolte ricorrendo agli artifici dell’Armonia. Così l’attività di Maestro concertatore fu rilevante nell’àmbito teatrale,  come l’attività di compositore fu preminente nell’area ecclesiastica: la duplice faccia artistica trova speculare riscontro nella docu-mentazione che offre materia per questa ricerca: le fonti, infatti, sono localizzate adesso nell’Archivio Storico comunale e adesso in quello del Capitolo, tuttavia integrandosi vicendevolmente e restituendo così un compiuto e unitario profilo, umano e artistico di Barbirolli.

Questo mi pare il pregio del lavoro svolto dai tre autori, ben integrati tra loro sul piano del metodo e nel giuoco delle diverse competenze individuali. Musicologia, Archivistica e Storiografia si incontrano in una simbolica triade e insieme offrono un concreto e originale risultato; compare, infatti, un primo strumento descrittivo della produzione del Barbirolli e ne viene proposta l’edizione del Tu es Petrus; c’è poi il lavoro sulle fonti archivistiche, con la storia istituzionale del Teatro comunale e con elaborazione di puntuali regesti di documenti; c’è la visione di sintesi, quella della Storia, considerata nel duplice registro dialogante tra la piccola e la grande Patria, cioè tra Ferrara-Rovigo e l’Italia, pre e post unitarie. È l’ideale partitura entro la quale la vicenda umana e l’esperienza artistica di Barbirolli si svolsero: esse sono oggi utilmente riproposte all’attenzione degli studiosi, dopo circa centocinquant’anni dalla morte del Musicista, nell’utile apporto alla valorizzazione delle fonti documentarie e alla Storia di Ferrara.

 

Enrico Spinelli

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